L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 26

 

DISPERSO IN AZIONE

 

(PARTE PRIMA)

 

 

GLI OCCHI DEL GUFO

 

Di Carlo Monni

 

 

PROLOGO

 

 

            Il mio nome è Ben Urich e lavoro per un’importante quotidiano di New York, il Daily Bugle. Una parte importante del mio lavoro consiste proprio nel tenere informati i cittadini di quanto accade nel mondo, in modo che possano consapevolmente esercitare i loro diritti. Questa è la teoria, in pratica, troppo spesso, noi giornalisti badiamo più all’interesse dei grossi inserzionisti o al titolo sensazionalistico, più che a quello della verità che diciamo di servire, ma ciò non mi ha impedito di continuare il mio lavoro con la tenacia di un mastino. Stanotte sono ancora qui, con la redazione vuota e la mia scrivania illuminata solo dalla luce della lampada da tavolo ed esamino il mio incartamento su Devil, un uomo che, a quanto pare, è morto in un’esplosione recentemente.[1] L’ho visto avvenire troppo spesso per crederci veramente. Tornerà, ne sono certo. Io conosco bene Devil, c’è stato un tempo in cui avrei potuto guadagnare fama e, forse, un premio giornalistico importante, rivelando al mondo che dietro la sua maschera si nascondeva l’Avvocato cieco Matt Murdock. Scelsi di non farlo, convinto che il mondo avesse bisogno di lui e che né lui, né coloro che gli erano cari, si meritassero quel che sarebbe seguito e non mi sono mai pentito di quella scelta. Mentre osservo le foto, ricordo tangibile del tempo ormai passato, non posso fare a meno di ricordare la prima volta che io mi occupai attivamente della carriera dell’avventuriero in costume che, proprio all’epoca, si guadagnò l’appellativo di “Uomo Senza Paura” e, senza quasi volerlo, la mia mente torna indietro a tempi più semplici e, forse, più spensierati e divertenti.

 

 

1.

 

 

            Stavo guardando la foto che ritraeva l’uomo chiamato Devil, mentre si presentava ai fotografi dopo la cattura dell’uomo chiamato Killgrave, probabilmente la migliore foto che gli avessero fatto da quando, poche settimane prima, aveva iniziato la sua carriera di avventuriero in costume. Non erano in molti all’epoca, l’inizio della Seconda Età delle Meraviglie, come l’avrebbe chiamata il mio collega Phil Sheldon, e praticamente tutti, a parte i Fantastici Quattro, tenevano celate le loro identità civili. Era impossibile sapere chi fosse questo Devil, ma m’incuriosiva, ero stato io, dopotutto, ad affibbiargli il nomignolo di Uomo senza Paura, dopo che era riuscito a sconfiggere Electro, uno che aveva dato del filo da torcere persino all’Uomo Ragno.

-Ben…- era la voce di Joseph, “Robbie” Robertson -… Sei occupato?-

            Robbie non era con noi da molto, ma era uno dei migliori Capi Servizio che avessi mai conosciuto. Determinato, ma paziente. All’epoca non era facile che un nero avesse posti di responsabilità da qualunque parte, ma lui non si era fatto scoraggiare e, così, eccolo qui.

-Mi servirebbe qualcuno che seguisse il processo di Killgrave, Ci andresti tu?-

-Credevo che della cronaca giudiziaria si occupasse Leeds.-

-Trasferito agli Esteri, partirà per Ginevra tra una settimana, più o meno.-

-Una promozione, così presto? Il vecchio Jonah non dev’essere molto in se, in questi giorni.-

            Robbie sorrise.

-Da quando ha visto l’Uomo Ragno scappare con la coda tra le gambe davanti a Goblin qualche giorno fa,[2] è andato addirittura al settimo cielo.- rispose.

-Giusto, l’ho perfino visto sorridere… e non so se è una vista che augurerei al mio peggior nemico.-

            Robbie scoppiò a ridere:

-Proprio così. A quanto pare, è in giro ad organizzare conferenze dal titolo “L’Uomo Ragno è un vigliacco ed io l’avevo sempre detto.” Allora, Ben, ci vai?-

-Certo, Robbie, volo.-

            Afferrai la giacca e corsi fuori, prima che qualcuno ci ripensasse.

 

            Amavo la sensazione del vento sulla faccia, mentre saltavo di tetto in tetto, ma stavo cominciando a pensare che un cavo grazie a cui spenzolarmi non sarebbe stata una cattiva aggiunta al mio bastone. Dopotutto, non era sempre così semplice cavarsela a salti. Beh, questi erano pensieri per un altro momento, ora era suonata l’ora del duro lavoro. Sollevai piano la finestra dell’ufficio ed entrai. Foggy e Karen non erano ancora arrivati, ma non mi restava molto tempo per cambiarmi. Il mio superudito aveva appena colto il rumore di un ascensore fermarsi al piano. Non sarebbe stato carino farsi sorprendere coi pantaloni calati, specie col costume di Devil in bella vista. Le voci che sentivo erano proprio quelle di Karen e Foggy. Lui doveva essere andato a prenderla a casa. Sentii un’acuta fitta di gelosia e, subito, me ne pentii. Che diritto avevo io, un cieco, di essere geloso se il mio migliore amico usciva con la ragazza di cui mi ero innamorato?

-Matt!- esclamò Karen aprendo la porta –Come fate ad essere così mattiniero?-

-Beh, Karen...- risposi –...non ho molto da fare la sera e vado sempre a letto presto.- il che era un modo alquanto eufemistico per descrivere le mie attività notturne.

-Il nostro Matt è davvero un tipo serio e posato Karen.- intervenne Foggy. –Non è certo un tipo da grandi divertimenti.-

            Sentivo lo sguardo di Karen su di me, anche se non ero capace di vederla, c’era una sorta di bruciante intensità in quello sguardo, che me lo faceva percepire. Quel che sentivo era compassione, ne ero certo, una ragazza bella, come sentivo doveva essere Karen, non avrebbe potuto provare nient’altro per un povero handicappato, giusto? Quanto a me, il modo in cui mi sentivo, quello che provavo, era qualcosa che non avevo più sentito dai tempi di Elektra e lei mi sembrava sempre di più un sogno. Scacciai il pensiero e cercai di concentrarmi sul lavoro.

-Stavi studiando il caso del Circo del Crimine, Matt?- mi chiese Foggy –Hai deciso di occupartene tu?-

            Annuii, mentre Karen commentava:

-Davvero non capisco perché capitano proprio a noi i casi più strani. Abbiamo aperto da pochi mesi ed abbiamo avuto: i Fantastici Quattro, quell’orribile Gufo e quell’odioso Killgrave,[3] per non parlare del fatto che, per una volta che decidiamo di andare al circo, ci imbattiamo proprio nel Circo del Crimine e nell’Uomo Ragno.[4] È davvero incredibile, non trovate?-

-Non saprei Karen. È stata solo una serie di fortunate coincidenze, se volete la mia opinione.- ribattei.

-Però quel Devil è davvero un tipo in gamba, mi ha salvato per ben due volte.-

-Bah.- sbottò Foggy –Se volete sapere come la penso, tutti questi tizi in costume che stanno spuntano ultimamente sono solo degli egocentrici pieni di se.-

-Foggy Nelson! Come puoi dire queste cose, quando Devil ha rischiato la vita senza che nessuno glielo chiedesse?-

            Povero Foggy, la sua gelosia gli aveva fatto dire una parola di troppo. Evitai a stento di sorridere e mi dedicai alle trascrizioni in braille dei documenti che Karen mi aveva preparato

 

         Il furgone cellulare non procedeva molto velocemente lungo la strada che lo portava verso un lontano penitenziario federale dove avrebbero trovato alloggio i miei due aiutanti nella fallita scalata ai vertici criminali: “Sad” Sam Simms e”Ape” Horgan. Nessuno si immaginava che avrei tentato di liberarli e le guardie erano totalmente indifese contro le mie granate stordenti. Osservai il furgone sbandare e schiantarsi contro un albero, poi mi mossi, planando, senza aspettare che l’elicottero atterrasse. Scardinare la porta non fu difficile e mi ritrovai di fronte ai miei scagnozzi:

-Gufo!- esclamò “Sad” Sam Simms –Sei tornato a prenderci.-

-Un vero capo non lascia mai i suoi uomini in difficoltà.- risposi –Ora sbrigatevi, il mio elicottero ci aspetta per portarci al mio nuovo rifugio.- gettai un’occhiata rapida verso un altro prigioniero, con in testa un cappuccio e con le mani guantate.

-Chi è quello?- chiesi.

-È quel Killgrave, l’Uomo Porpora.- rispose “Ape” Horgan -Lo tengono così imbacuccato perché non possa usare il suo potere.-

         Storsi la bocca. Avevo sentito parlare di Killgrave e del suo breve exploit una settimana prima.

-Non ci serve.- decisi –Un tipo così è troppo incontrollabile, ora muoviamoci.-

         L’elicottero decollò in fretta non appena fummo tutti a bordo.

-E adesso, capo?- mi chiese “Sad” Sam..

-Adesso… riprenderemo da dove eravamo rimasti.- risposi –Voglio il controllo del mondo criminale e lo avrò e, perché no? Anche la vendetta su quell’impiccione chiamato Devil.-

 

 

2.

 

 

            Le ombre della sera calarono sulla città ed io cominciai la mia ronda notturna, come al solito  Dovevo confessare di essere rimasto davvero scornato dall’essermi fatto sfuggire il Gufo e poi c’era quel tizio, quella specie di ladro gentiluomo in costume, il Matador, non mi sarebbe  spiaciuto misurarmi con lui, se ne avessi avuto l’occasione. Questi erano, però, pensieri per un altro giorno. Adesso ero concentrato sul ritrovare il Gufo ed i suoi due scagnozzi che aveva fatto evadere poche ore fa. Il “Josie’s Bar ‘n’ Grill a Hell’s Kitchen era uno dei posti migliori dove trovare le notizie e, credetti di aver individuato il tipo adatto a fornirmele, proprio in quell’angolo, vicino alla vetrata, in quel gruppetto di cui facevano parte uno, che, l'avrei saputo in seguito, era nero, smilzo, coi baffetti ed uno, bianco, cicciottello e quasi calvo.

-…allora dico a questo tizio mascherato: “Amico Electro, credimi, Turk è il migliore ladro d’auto in città, con me la tua banda non potrà che prosperare.”-

-Allora com’è che lui è in carcere adesso e la sua banda di ladri d’auto è stata sgominata da Devil?-[5] chiese il ciccione.

-Pura sfortuna, Grotto.- rispose il nero –Io non c’ero quando quel Devil ha sorpreso i ragazzi, altrimenti gli avrei fatto vedere i sorci verdi, te lo garantisco.-

-Salve Turk.- esordii –A quanto pare, volevi conoscermi.-

            Turk rimase a bocca aperta, riuscendo solo a balbettare:

-De… Devil!- poi si riprese ed urlò –Addosso ragazzi!-

            Avevo di fronte all’incirca una dozzina di tipi cosiddetti tosti. Potevo sentirli circondarmi: i loro respiri pesanti, i cuori che battevano come martelli pneumatici, convinti di potermi battere con la sola forza del numero. A quanto pareva, era ora di costruirmi una reputazione da Josie’s. Meno di cinque minuti dopo era tutto finito ed i miei avversari erano tutti distesi sul pavimento o volati in strada attraverso la vetrina. Turk era stato uno dei primi a farlo. Quanto a me, ci avevo ricavato solo qualche squarcio nel costume, di cui uno bello grosso sul petto, all’altezza della “D”, ad opera di un paio di tizi dal coltello facile, che, adesso, avevano tutti bisogno del lavoro di un dentista. Mi rivolsi a Turk:

-Allora, amico, parliamo del Gufo…-

 

            Consegnai il mio pezzo su Killgrave con un buon margine d’anticipo sulla scadenza giornaliera ed era anche aggiornato con l’evasione di poco prima. L’’atmosfera era elettrica, Immaginai che dipendesse dall’umore di Jameson: vederlo sempre così allegro creava decisamente un certo disagio in redazione. Un Jameson sorridente era una vista così aliena da poter essere considerata uno dei segni dell’Apocalisse. Oltrepassai la scrivania di Betty Brant e la vidi chiacchierare e ridere con Ned Leeds. Lui era un cronista ambizioso e capace, si sarebbe presto fatto strada, me lo sentivo… quanto a lei… avevo sempre creduto che fosse la ragazza di Peter Parker,[6] ma giravano voci che avessero litigato e lui non si faceva vedere in redazioni da giorni con le sue foto strabilianti dell’Uomo Ragno. Non che ci fosse molto da fotografare, tutto sommato, l’ultima notizia che avevamo, ce lo mostrava mentre scappava inseguito dall’Uomo Sabbia[7] ed era più che abbastanza per rendere J.J.J. euforico.  E a proposito del nostro amabile editore e direttore, con tutti i giri di conferenze ed apparizioni televisive che faceva per proclamare al mondo quanto era stato lungimirante a capire per primo che l’Uomo Ragno era un codardo  senza spina dorsale (cosa di cui, tra l’altro, non ero del tutto convinto. Non conoscevo l’Uomo Ragno, ma doveva avere le sue ragioni per comportarsi così), toccava a Robbie l’onere della preparazione del giornale.

-Ok.- disse –Sappiamo già quale sarà il titolo d’apertura della prima pagina di domani e non mi pare necessario perderci il sonno,  ora vediamo cos’altro metterci. Che mi dite gente?-

-Io ho il pezzo sul processo di Killgrave ed in più quello sulla fuga dei tirapiedi del Gufo.- risposi.

-Io ne ho uno su un agente del F.B.I. salvato da Giant Man a Berlino Est.-[8] intervenne Ned Leeds.

-Ci sarebbe anche lo scontro dei Fantastici Quattro con l’Uomo Talpa –[9] disse Jake Conover –C’è anche l’interesse umano, con la Donna Invisibile operata dal padre recluso.-

-e che mi dici dei Vendicatori e quel tipo…Kang il Conquistatore?-[10] aggiunge un altro.

            A quanto pare, per i miei colleghi esistevano solo  i supereroi. Mi accesi l’ennesima sigaretta della giornata, mentre Robbie finiva di distribuire gli articoli e mi sedetti dinanzi alla mia fida Smith Corona. Avevo un po’ di tempo e decisi di usarlo per rinfrescarmi un po’ le idee. Stavamo vivendo in tempi decisamente interessanti. Dopo decenni, in cui se ne era perso anche il ricordo, gli eroi in costume erano tornati a farsi vivi. Ancora erano una piccola pattuglia ma chi poteva dire se si sarebbero fermati qui o ne sarebbero arrivati altri? L’ultimo arrivato, dovevo confessarlo, mi intrigava. Apparentemente era privo di superpoteri, era solo un superbo atleta eppure affrontava situazioni al limite dell’impossibilità. Aveva affrontato Electro e quello aveva sconfitto l’Uomo Ragno con facilità, una volta. Non a caso, il soprannome Uomo senza Paura, aveva attecchito. Un giorno o l’altro avrei dovuto cercar di saperne di più, in qualche modo.

 

            Karen Page non smetteva di pensare a Matt Murdock. Era ingiusto nei confronti di Foggy e lo sapeva, uscire a cena con uomo e passare il tempo a pensare ad un altro era scorretto, forse, ma non poteva dominare i suoi pensieri. Si chiese se Matt pensasse mai a lei. Era sempre così riservato, come se avesse paura dei rivelare i suoi sentimenti, ma era difficile che provasse per lei quello che lei provava per lui, era ingenua solo a pensare il contrario. Un sogno, come le sua ambizioni di diventare attrice. Quanto a Foggy… lui era così caro, anche se era più timido ed impacciato di Matt e forse lei non avrebbe dovuto incoraggiarlo.

-A cosa stai pensando?- le chiese lui.

-A nulla in particolare.- rispose lei, mentendo. -È stata una bella serata Foggy, davvero.-

            Il sorriso di lui gli attraversò l’intera faccia:

-Davvero?- esclamò –Allora… uhm… potremmo rifarlo, non credi?-

-Certo, perché no?- rispose Karen ed intanto si chiese cosa stesse facendo Matt.

 

 

3.

 

 

            Ci avevo messo più del previsto, ma il costume era pronto. Era un po’ diverso dal precedente adesso, il collo era più alto e chiuso ed invece di una sola D ora sul petto ce n’erano due intrecciate. Non ero del tutto convinto, in realtà. Stavo meditando di cambiare completamente il disegno, il rosso sarebbe stato più adatto del giallo, forse, ma erano pensieri per un altro giorno, adesso avevo cose più urgenti di cui occuparmi. Se Turk aveva detto la verità, sapevo dove trovare il Gufo. Fu un giochetto lasciare il mio appartamento dalla finestra, senza essere visto; un salto spericolato verso il basso e le mie dita si stringevano ad un’asta di bandiera, poi una capriola con doppio salto mortale mi spinse verso un’altra asta su un palazzo vicino e da lì saltai su un cornicione e, quindi, cominciò una corsa di tetto in tetto. Il mio percorso sarebbe stato sicuramente più veloce, se avessi avuto a disposizione un cavo a cui aggrapparmi, come la ragnatela dell’Uomo Ragno. Non avrebbe dovuto essere difficile trovarne uno, retrattile, da sistemare al bastone. Si, era proprio il caso di pensarci seriamente, non appena avessi avuto tempo. Raggiunsi il mio obiettivo e riuscii a penetrarvi senza che se ne accorgesse qualcuno. Il Gufo aveva un appartamento in città, un attico che, come il resto dei suoi beni conosciuti, era stato sequestrato dai federali in seguito alle indagini su di lui per reati fiscali e valutari, che lo avevano costretto a lasciare tutto ed iniziare la vita del fuggiasco di lusso. Secondo Turk era lì che si nascondeva. Non aveva molto senso, però… a meno che … Avevo fatto un po’ d’indagini ed avevo scoperto che proprio al di sotto dell’attico, c’era un appartamento che occupava metà del piano ed era affittato ad una finanziaria immobiliare. Ufficialmente niente a che fare col Gufo, ma ci voleva poco a capire come stavano le cose. Raggiunsi la terrazza. All’interno delle voci ben note. Uno degli uomini che stava parlando era massiccio, respiro pesante, cuore forte ed uno strano odore che ricordava i rapaci selvatici: il Gufo; un altro era piccolo e smilzo, battito nervoso, indubbiamente Sad Sam Simms, ma dov’era il loro Gorilla personale? Non molto lontano, a dire il vero. Con un respiro come il suo, non avrei avuto bisogno di un superudito per udirlo arrivare alle mie spalle. Senza dargli il tempo di reagire, gli piantai il gomito nello stomaco e mi lanciai in avanti. Lui si riprese subito e cercò di colpirmi. Non avevo intenzione di farmi prendere dalle sue mani. Si raccontava che “Ape” Horgan fosse in grado di battere un gorilla a mani nude ed io ci credevo. Cercò di colpirmi ed io evitai a stento il colpo, ma non riuscii ad evitare di finire contro la vetrata. Mi raggomitolai per attutire il colpo e finii dentro la sala.

-Ah Devil!- esclamò il Gufo –Vuoi interferire ancora coi mie piani, vedo.-

-Sai com’è. Gufo…- risposi -… ognuno ha i suoi hobby, questo è il mio.-

-Un hobby che ti costerà la vita.- sibilò il Gufo.

            Magnifico, adoro le serate movimentate.

 

            Avevo progettato tutto con molta cura. Quella sera stessa saremmo partiti per un’isoletta che avevo acquistato anni fa, al di fuori del limite delle acque territoriali e, da lì, avrei ripreso i miei piani per riguadagnare il controllo del mondo criminale. Il momento era propizio e non mi sarei lasciato sfuggire l’occasione. Ed ecco saltar fuori quell’impiccione di Devil. Non sapevo capire perché questo buffone ce l’avesse tanto con me, ma non m’importava, la sola cosa importante era sbarazzarmi di lui una volta per tutte.

-Fatelo fuori, adesso!- ordinai ai miei scagnozzi.

-Sai, Gufo, avverto dell’ostilità repressa in te.- ribatté Devil, ridendo –Potrebbe farti male, potrebbe venirti l’ulcera.-

         Sad Sam sparò una serie di colpi in rapida successione, ma Devil li evitò tutti, saltando per la stanza, poi, lanciò il suo bastone e lo disarmò, riafferrando il bastone subito dopo.  Vidi “Ape” saltargli addosso, ma, quel dannato si spostò, facendo volare quel bestione sopra la sua testa. Era un uomo solo e ci stava facendo fare la figura degli sciocchi.

-Che aspettate?- urlai, fuori di me dalla rabbia –Fatelo fuori… adesso!-

-Non è che non ci stiano provando Gufetto.- mi dileggiò Devil –Ti assicuro che ci mettono molto impegno.-

         Come diavolo faceva a fare tutte quelle battute sceme? Era quasi frastornante. Continuavo a vederlo fare le sue acrobazie, mentre combatteva i miei uomini. Non avrei dovuto perdere tempo a cercare di liberarli e mi chiedevo perché l’avessi fatto, di gente come loro potevo trovarne a dozzine, se solo l’avessi voluto.

         Improvvisamente, Horgan riuscì ad afferrare il piede di Devil e lo fece cadere sul pavimento.

         L’avevamo in pugno, finalmente.

 

 

4.

 

 

            Mi ritrovai Horgan addosso e lui alzò il pugno per colpirmi, era un bestione capace di stendere un gorilla, ma io ero più agile di un gorilla. Nello stesso momento in cui cadevo a terra, riuscii ad accompagnare la caduta ed a fare in modo che lui mi passasse sopra la testa. A quel punto, feci una cosa che avevo già tentato una volta: Tenni sospeso Ape e lo feci roteare in equilibrio sulle punte dei piedi, poi lo lasciai andare, dritto addosso a Sad Sam, mi stavo rialzando, quando il Gufo mi balzò addosso e, prima che potessi reagire, mi trascinò via.

-Sarai anche in gamba, Devil ma non sai volare e questo ti rende vulnerabile.-

            saltò oltre la terrazza e mi lasciò andare incontro alla morte. Per mia fortuna, avevo immaginato la sua mossa, mi protesi e gli afferrai la caviglia. Come prevedevo, il mio peso lo sbilanciò. Cercò di colpirmi con un calcio, ma io roteai in modo da arrivare alla sua altezza e lo spinsi indietro. Ci ritrovammo sopra la terrazza ed a questo punto lo colpii al volto ripetutamente. Cademmo sulla terrazza, ma io potei usare il suo stesso corpo per attutire il colpo, mentre lui restò esanime.

            Avevo vinto.

 

            Giunsi sul luogo proprio mentre un cellulare della Polizia portava via il Gufo ed i suoi scagnozzi. Devil era rimasto lì sino all’arrivo dei  poliziotti e se n’era appena andato. Peccato, mi sarebbe piaciuto intervistarlo, ma avrei dovuto rimandare il piacere ad un altro giorno. La cattura del Gufo era una notizia che, forse, mi avrebbe valso la Prima Pagina, andai in cerca di un telefono e mi accesi un’altra sigaretta. Un’altra storia della Grande Città Violenta si era conclusa, ma presto, ne ero certo, ne avrei avuto altre da narrare, perché, come disse quel regista francese, Jules Dassin: “Ci sono sei milioni di storie nella città nuda” e spetta a gente come me, Ben Urich, narrarle tutte.

 

            La telefonata giunse all’ufficio di Nelson & Murdock la mattina dopo. Fu Karen Page a rispondere.

-È il Tribunale Federale.- riferì –Chiedono se siamo sempre noi gli avvocati del Gufo.-

            Foggy Nelson non ci stette tanto a riflettere e rispose:

-Dì a Suo Onore che il Gufo dovrà trovarsi altri avvocati, noi abbiamo rinunciato.- poi si volse a guardare verso il suo socio -Tu sei d’accordo, vero Matt?-

-Assolutamente si.- rispose lui, facendo un ampio sorriso.

            Karen lo guardò. C’era qualcosa in lui che lei non riusciva a definire, una forza non comune, ma, forse, era tutta colpa dei suoi sentimenti, dopotutto. Povero Matt, era cieco in più di un senso, ma un giorno, chissà… poteva sempre sperare.

            Foggy Nelson li osservava tutti e due. Poteva sperare di farcela con Karen a scapito del suo migliore amico? Beh, non era colpa sua se Matt non prestava attenzione a Karen, giusto? Non poteva perdere tempo, però, avrebbe comprato l’anello l’indomani stesso e le avrebbe chiesto di diventare sua moglie. Sempre che ne avesse trovato il coraggio, naturalmente, e quello non era affatto scontato.

            Fuori la vita della città continuava come sempre, un’altra giornata di lavoro era cominciata.

 

 

EPILOGO

 

 

            Naturalmente, il Gufo fuggì pochi giorni dopo la condanna, mentre i suoi avvocati preparavano l’appello. In seguito fece rapire il Giudice Lewis, che aveva emesso la condanna ed anche Matt Murdock. Quello fu solo uno dei suoi tanti incontri con Devil nel corso degli anni, ma, come suol dirsi, questa è un'altra storia.

            Guardo ancora la foto scattata in tempi più semplici e, forse più felici. Dove sei Matt? Mi chiedo ancora, se sei sopravvissuto, perché non sei più ricomparso? Domande ancora senza risposta.

            Richiudo il dossier e lo rimetto nello schedario. È ora di tornare a casa, Doris mi aspetta e, per una volta, potrei riuscire a non far tardi. Sul portone mi infilo una sigaretta in bocca e l’accendo. Lo so, è una brutta abitudine ed un giorno o l’altro potrebbe costarmi cara, ma non ho voglia di pensarci adesso, in fondo ci sono un sacco di pericoli là fuori nel buio ed alcuni sono più immediati e temibili. Io lo so, ne scrivo tutti i giorni, sono un reporter, è il mio lavoro.

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

N° 27

 

DISPERSO IN AZIONE

 

(PARTE SECONDA)

 

 

FRAMMENTI

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            La voce di J.Jonah Jameson attraversa la redazione del Daily Bugle con la delicatezza di una sirena d’allarme.

-Urich! Subito nel mio ufficio!-

            Mi aggiusto gli occhiali sul naso e mi reco immediatamente nell’ufficio d’angolo, che Jameson occupa quando decide di scendere dal lussuoso ufficio dell’Editore nell’attico e mescolarsi a noi comuni giornalisti, il che avviene quasi tutti i giorni, durante l’intero orario lavorativo. Tutti noi sappiamo che, nonostante non sia più il Direttore del giornale, la redazione gli manca terribilmente e, per quanto sia strano, devo dire di capirlo perfettamente. Quando entro nell’ufficio, vi trovo già, Joseph “Robbie” Robertson, l’attuale direttore, nonché vecchio amico e braccio destro di Jameson.

-Che è successo, Jonah?- chiedo –Qualcuno ha messo una puntina da disegno sulla sedia del Sindaco Bloomberg?-

            J.J.J. mi lancia un’occhiata torva.

-Ho appena letto il tuo pezzo sull’affare Jessup. Sei convinto di ciò che scrivi?-

-Vuoi dire, se ho le spalle coperte?- ribatto –Credimi ho verificato i fatti più di una volta e non ci sono dubbi. Del resto, se mi sbagliassi, non vedo perché gente come quel Bullet si dovrebbe dar da fare per tapparmi la bocca.-[11]

-Quel che vogliamo dire Ben… - interviene Robbie -… è che se tu sei sicuro delle cose che hai scoperto, il giornale ti sosterrà sino in fondo.-

-Mmmf.- borbotta Jameson –Proprio così. Se c’è una cosa che detesto più di un politico, è un politico corrotto. Il Bugle si presenterà come l’araldo della verità e della giustizia. Raddoppieremo la tiratura, no anzi, la triplicheremo.-

            Sorrido. Per quanto mi riguarda, quest’articolo è solo il primo passo per inchiodare coloro che hanno ucciso il mio collega Martin Bergstein ed una povera segretaria ed hanno fatto spezzare il braccio della mia collega Candace Nelson. Mi disturbano altri pensieri, però. È passata quasi una settimana dalla scomparsa di Devil in un’esplosione e, a parte brandelli insanguinati del costume, non si è trovata traccia di lui. Comincio ad aver paura che non tornerà più e, per quanto non possa davvero crederci fino in fondo, questo mi preoccupa davvero.

 

            Nella sede dell’Ufficio del Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York, il titolare di quella carica, Franklin Nelson, sta vedendo, assieme a Kathy Malper, Capo della Divisione Crimine Organizzato un servizio televisivo sul recente processo ai Boss del crimine cittadino e, precisamente sulla recente lettura della sentenza, che è seguita al verdetto di colpevolezza per quasi tutti i capi d’accusa.

<<… ed infine, il Giudice ha inflitto a Wilson Fisk, il famigerato Kingpin del Crimine, da sei a dodici anni di reclusione ed ha confermato la confisca di tutti i suoi beni. Si ritiene che per l’espiazione della pena verrà scelto il Penitenziario Federale di Minima Sicurezza di…>>

-E così, alla fine, se l’è cavata con poco.- commenta Kathy Malper –Sei anni, significa che, con una Commissione per la libertà sulla Parola compiacente, potrebbe essere fuori fra tre.-

-Ci saremo io o lei alle udienze di quella Commissione ed è mia intenzione far sì che non esca un solo giorno prima dei sei anni.- replica “Foggy” Nelson.

-Non la sento spesso così duro.-

-Kingpin ha distrutto la vita di molta gente. Ha toccato le vite di tutti coloro che conoscevo, lasciando su di loro il suo marchio di sangue. Anche se non siamo in grado di dimostrarlo, io so che è corresponsabile della morte di una mia carissima amica.-

-Parla di Karen Page, vero? La ragazza di Matt Murdock. A proposito, ha sentito nulla da lui dopo che hanno bombardato casa sua?-

-No, per niente. Immagino che si sia rifugiato in un luogo sicuro, in attesa che il clamore su quell’articolo si smonti.-

-Già, l’articolo su Devil. Lei l’aveva conosciuto, vero? Intendo il primo Devil, il gemello di Matt, Mike… che tipo era?-

            Foggy sospira. Lui è uno dei pochi a sapere che non è mai esistito alcun Mike, che Matt è sempre stato il solo ed unico Devil, ma non può certo dirlo a Kathy, non può dirle che teme che il suo migliore amico possa essere morto nell’esplosione del Tri Androide di Marauder.[12]

-Era… diciamo… un tipo molto bizzarro, esattamente il contrario di suo fratello…Matt era… è il tipo più quieto e posato che abbia mai conosciuto.-

            Che bugia, ma non può dire la verità, deve proteggere l’identità segreta di Matt nel caso che lui torni… Ma tornerà? Di certo c’è che è passata una settimana e non ci sono segni di lui in nessuna delle sue identità. Non vuol credere alla sua morte, ma, se stavolta fosse andata proprio così? No, deve credere che tornerà, l’ha sempre fatto, lo farà anche stavolta… no?

 

         Sette giorni ed ancora nessuna notizia di Devil, posso credere che sia davvero morto? No. In passato è già scomparso per periodi più o meno lunghi, ma è sempre tornato. Non c’è ancora motivo per credere che  stavolta sarà diverso. Quale che sia la verità, la scoprirò anche troppo presto, ne sono convinto. Intanto, ho altre cose a cui pensare, come, ad esempio, governare il vasto impero criminale che ho “ereditato” da Kingpin ed aumentato a spese del territorio di Slug.[13] Una delle cose da sistemare è la nomina di un luogotenente fidato proprio per quel territorio ed io non mi fido di nessuno. Tuttavia, un buon Dirigente deve saper distribuire l’autorità trai suoi sottoposti, dare loro almeno l’impressione  del potere, mentre mantiene ben saldo il controllo nelle sue mani. Mi serve qualcuno abbastanza abile da saper tenere il controllo, ma non così tanto da pensare di volersi sottrarre al mio comando. Non sarà un compito facile. Per il momento, però, ho anche altre cose a cui pensare. Chiamo il mio braccio destro e guardia del corpo: Lonnie Lincoln, meglio conosciuto come Lapide.

 -Voleva vedermi Gufo?- mi chiede.

-Come procede l’affare Cyberoptics?-

-Se si riferisce all’interferenza di quei giornalisti, temo, capo, che non si fermeranno. Quell’Urich è un tipo tosto, anche Kingpin ne sapeva qualcosa.- mi risponde.

         Io rifletto:

-Uhm uccidere un giornalista crea problemi appena inferiori all’uccidere un magistrato od un poliziotto ed attira l’attenzione proprio su quello che si vorrebbe tenere celato. Abbiamo già commesso quest’errore, una volta in quest’affare  e rifarlo a questo punto ci potrebbe costare troppo. No, meglio procedere indirettamente. Non hanno capito l’avvertimento mandato quando Bullet ha spezzato il braccio a quella Nelson, meglio alzare il prezzo allora. Questo Urich ha dei parenti? Persone a cui tiene?-

-Una moglie, un fratello e la moglie ed i figli di questo.-

-Uccidete sua moglie e, se non capisce, uccidete il fratello e poi… credo di essermi spiegato.-

         lapide sogghigna sinistramente.

-Perfettamente Gufo.- risponde in un sussurro.

 

 

2.

 

 

            Selena Wilcox era una modella, qualche anno fa, un idolo delle passerelle dalla Quinta Strada sino a Beverly Hills. Bella, alta, capelli color rame, occhi verdi, completamente priva di scrupoli. Molti uomini avrebbero fatto follie per lei e lei li teneva in palmo di mano, ma, alla fine, decise di sposare un anziano milionario, per i suoi soldi, ovviamente. Non fu un’impresa difficile per una come lei, ma si ritrovò ridotta al ruolo di bel soprammobile da sfoggiare nelle occasioni mondane, riempita di costosi regali, carte di credito Gold e simili. Tutto questo non le bastava, era insoddisfatta e non solo a livello sessuale, le mancava qualcosa  che lei stessa non sapeva definire. Una sera, mentre era sola nel lussuoso attico di suo marito, a New York, fece un incontro che cambiò le sue prospettive. Dopo quell’avventura, decise di riprendersi la sua libertà e lasciò il marito, strappandogli un divorzio milionario. Ora l’attico è suo ed anche un sacco di soldi. Si è concessa la soddisfazione di ricomparire in qualche copertina di riviste patinate, giusto per dimostrare a se stessa ed altre che ha ancora il fisico giusto e poi… ci sono altre cose a movimentare la sua vita; come l’uomo che sta facendo colazione con lei stamattina, ad esempio. Alto, biondo, capelli cortissimi, come quelli di un Marine, fisico asciutto, occhi azzurri, freddi come il ghiaccio. Aveva esercitato su di lei un fascino immediato sin dal loro primo incontro, quella fatale sera in quello stesso attico. Le fa paura e la eccita terribilmente al tempo stesso. Il fatto stesso che sia un super ricercato è abbastanza per stimolarla. In questo momento, lui sta leggendo il giornale. Per qualche motivo è molto interessato al Daily Bugle.

-E così continua ad essere disperso.- dice, parlando più a se stesso, che a lei, concentrato sulla notizia. –Nemmeno quello scribacchino di Urich ne sa niente, a quanto pare.-

-Parli di Devil?- gli chiede Selena.

-E di chi altri?- risponde lui -Ormai è passata una settimana da quell’esplosione e non si è ancora fatto vivo.-

-Pensi che sia morto, allora?-

-Si trattasse di chiunque altro, lo penserei, si, ma lui è diverso, è come me. Anche con la spina dorsale spezzata sono tornato a galla e così farà lui, ci scommetto. D’altra parte, se qualcuno deve ucciderlo, quello sono io e, se mai cadrò per mano di qualcuno, quello sarà lui.-

-Mi spaventi Benjamin.- dice lei.

            L’uomo sorride.

-Io sono un uomo spaventoso, lo sai mia cara, ed ora vieni qui, ci sono cose che mi va di fare con te, proprio adesso.-

            La afferra, slacciandole la vestaglia e, mentre lei ride, getta lontano da se il giornale, che ha piegato a tubo e che attraversa la stanza, colpendo un solo pezzo di una scacchiera pregiata, il Re.

 

                È una giornata come tante, qui alla Chiesa di Nostra Signora della Misericordia a Clinton, il quartiere un tempo chiamato Hell’s Kitchen. Come ogni giorno, mi sono alzato alle sette e, come ogni giorno nell’ultima settimana, ho trovato suor Maggie già sveglia ed inginocchiata a pregare dinanzi alla statua della Madonna.  Mi sono avvicinato a lei e le ho messo una mano su una spalla. Lei si è voltata e mi ha sorriso:

-Buona giornata Sean.- mi ha detto. Lei è l’unica per cui sono Sean, gli altri miei parrocchiani mi chiamano Padre Gawaine e per amici e parenti, compresa mia madre, che Dio l’abbia in Gloria, sono sempre stato semplicemente “Kid”, il nomignolo che mi sono portato dietro nella mia breve, ma intensa, carriera di pugile.

-Mi piacerebbe sapere perché preghi.- ho chiesto a Maggie e lei mi ha rivolto un altro sorriso, rispondendo:

-Per tutti coloro che hanno smarrito la strada, perché trovino quella per ritornare tra noi.-

                A volte non sono sicuro di capirla.  Più tardi, sono uscito per una passeggiata. Mi sono fermato ad uno dei chioschi all’angolo. Da lontano, ho visto Darla Kowalski che sta  chiacchierando animatamente con Butch e Eightball. Stanno crescendo quei ragazzini, presto abbandoneranno gli skateboard ed altre cose occuperanno i loro pensieri, forse lo stanno già facendo. A volte mi chiedo cosa li aspetta nelle loro vite. Andranno meglio che ai loro genitori? Uomini come il mio vecchio amico Matt Murdock ce l’hanno fatta: hanno superato difficoltà quasi insormontabili, la cecità, perfino, senza mai arrendersi. Mentre il mio sguardo cade sulla vecchia Palestra Fogwell, dove da ragazzo tiravo di Boxe, penso al mio idolo di bambino, “Battlin’” Jack Murdock ed al suo motto: “Mai arrendersi”. Io non l’ho mai fatto e nemmeno suo figlio,  siamo entrambi dei combattenti, in fondo.

 

            La giornata lavorativa è piena, come al solito allo Studio Legale Nelson & Murdock. I telefoni squillano in continuazione e le segretarie rispondono con efficienza, quanto all’Amministratrice, Becky Blake, non può evitare di sentirsi preoccupata. Sono ormai sette giorni da che ha sentito l’ultima notizia su Matt Murdock e non era una bella notizia: due missili Stinger avevano colpito la sua casa di Sutton Place. Da allora, nessuno l’ha più visto o sentito. Si è, forse, rifugiato da qualche parte temendo per la sua vita? Non le sembra un comportamento da Matt, eppure sarebbe logico, no?

-Ancora nessuna notizia?-

            A parlare è stato Willie Lincoln, l’Investigatore dello studio: un nero ben piantato, ex poliziotto, ex militare, incidentalmente anche cieco, proprio come Matt; cosa che, però, non gli ha mai impedito di svolgere bene il suo lavoro, proprio come Matt.

-Di Matt?- risponde Becky -Nessuna e tu?-

-Zero assoluto. Nessuno dei miei contatti sa niente, Si direbbe che nessuno l’abbia più visto dal giorno dell’attentato-

-Mi preoccupa, lo confesso.-

-Matt sa prendersi cura di se, Becky. Nessuno lo sa meglio di me, credimi. Io non credo che gli sia capitato nulla di male.-

            Becky sta per ribattere, quando, ecco arrivare gli altri due avvocati dello studio: David Keller e Bernadette Rosenthal. La giovane donna sospira, c’è un intero Studio da mandare avanti e tutti contano su di lei per farlo. Con decisione, spinge la sua sedia a rotelle nella sala riunioni, aspetta che tutti si siano seduti e poi:

-Bene, da dove cominciamo?-

-Io ho quella Class Action contro quell’industria farmaceutica.- esordisce David  -Dovremmo aver  pronta la causa per la fine della settimana.-

-Beh io ho un tizio che vuol citare il padrone di casa per cattiva manutenzione.- dice Bernie.

            Una magnifica giornata, pensa Becky.

 

 

3.

 

 

            Wilson Fisk, alias Kingpin, ha il volto assolutamente impenetrabile, mentre osserva la donna seduta dinanzi a lui nel parlatorio del Centro di Detenzione Federale di Brooklyn: Rosalind “Razor” Sharpe, capo di uno dei più prestigiosi studi legali del paese.

-Tutte le accuse di fronte ai Tribunali cittadini sono cadute… - sta dicendogli la donna -... quanto alla condanna federale, sto già lavorando all’appello.-

-Non mi aspetto di meno da lei.- replica Kingpin –Ha fatto un buon lavoro, finora.-

-Do sempre il meglio ai miei clienti, chiunque essi siano.- replica Razor.

-Sembrano parole di Matt Murdock, ma lei non è così idealista.-

            La donna sorride:

-Sono un avvocato da tanti anni, se avevo dell’idealismo è rimasto all’Università.-

-O l’ha trasmesso a suo figlio.-

-Mio figlio… lui ha scelto la sua strada… è diversa dalla mia, ormai e lui non ha niente a che fare con tutto questo. Sono il suo avvocato Mr. Fisk, Franklin non c’entra.-

            Kingpin non cambia espressione.

-Lo so ed ho una sola parola, non tema. Ora mi scusi, ma sembra che debba tornare in cella, ci rivedremo presto.-

            Mentre se ne va, Razor si chiede se non abbia scrutato fin troppo dentro l’abisso.

 

            Terrence Hillman è davvero perplesso. Fino ad ora poteva dirsi soddisfatto: Dopo alcuni anni non proprio esaltanti, era divenuto uno dei più popolari attori di una seguitissima soap opera; aveva, perfino, seguito corsi di dizione e recitazione, oltre che tenersi in forma fisicamente. Tutto a posto, finché non era uscito quell’articolo di Now Magazine, che insinuava che potesse essere Devil.[14] Da quel momento, la sua vita ha preso un ritmo strano: o i giornalisti hanno preso a bussare alla sua porta ed ha, perfino, subito un paio di attentati a cui è scampato per un soffio. Ha deciso di prendere contatto con un avvocato, per vedere se è possibile far causa alla rivista ed, intanto, il suo agente ha avuto quella che chiama una brillante idea.

-Non so, Maxie…- dice Terrence –Io non la trovo un’idea così brillante, anzi…-

-Fidati di me. Terry, ragazzo mio…- gli risponde, con un sorriso che va da orecchio ad orecchio, il corpulento agente teatrale –Sono stato l’agente di gente di spettacolo per anni ed ho sempre avuto un sacco di idee.-

-Tutte fallimentari, a quanto mi risulta.-

-Dettagli, ragazzo, dettagli. Ora ascolta la mia strategia e, credimi, I conduttori di talk show e rotocalchi TV faranno a gara per averti nei loro studi.-

            Sarà, pensa Terrence, ma continua ad essere scettico.

 

            Seduta nel salotto di casa sua, Deborah Harris guarda il telefono come se si attendesse di vederlo esplodere. Matt aveva promesso di aiutarla, ma è scomparso ed ora lei cosa può fare? Sa cosa le direbbe lui e scruta in se stessa per trovare il coraggio. Anni, sono passati anni, e lei sembra non aver imparato niente dalle passate esperienze. Dov’è finita la donna che aveva imparato dai suoi errori dopo l’amara, anche se breve, esperienza del carcere? La stessa che aveva marciato per la pace ed i diritti civili? Quando si era persa? Aveva avuto bisogno di Matt Murdock per ritrovare se stessa ed ora… avrebbe tradito la sua fiducia?

            Alla fine prende il telefono e compone rapidamente un numero.

-Vorrei parlare col Procuratore Connie Ferrari.- dice.

 

            Altrove, un’altra donna, una giovane di colore, stavolta, si prepara per una giornata di lavoro. La vita non è stata buona con Nyla Skin, ma lei non si è persa d’animo. Con Debbie Harris ha una cosa in comune, però, anche lei ha conosciuto intimamente l’uomo che entrambe conoscono come Matt Murdock, un uomo che, per un tempo molto breve, ha saputo amarla, senza nemmeno badare a differenze razziali per lui realmente inesistenti, un uomo che, a differenza di Debbie, lei sa essere Devil e Devil è scomparso in un’esplosione, forse morto. Nyla prende in braccio il figlio. La sua espressione  è triste. Non avrebbe avuto futuro con Matt, pensa, per questo ha deciso di sparire, ancora una volta, dalla sua vita, ha sempre il piccolo Jack, però e questo dovrà bastarle.

 

 

4.

 

 

                Richard Fisk e Candace Nelson sono a letto insieme. La ragazza sa bene quale sarebbe la reazione di suo fratello, se sapesse di questa relazione, ma, in un certo senso, questo è uno dei componenti che la eccitano di più, alimenta il suo personaggio di ribelle e poi… Richard è davvero bello e sexy. Quanto a lui, la ragazza è un mezzo piacevole per il raggiungimento dei suoi scopi, o, almeno, lo era all’inizio. Certo, la sua socia a Isla Suerte, non sarebbe così felice di questo sviluppo, ma non è qui, giusto?

            Il cellulare di Richard squilla ed il giovane allunga il braccio verso il comodino per afferrarlo e risponde:

-Si… dimmi… Ok, ho capito. Grazie dell’avviso. Sai cosa fare, giusto? Fallo!-

-Cosa c’è? – chiede Candace.

            A volte non c’è miglior modo di mentire che dire la verità, pensa, divertito, Richard.

-Era uno dei miei informatori. Ha saputo che ci sono guai per il tuo amico Urich, hanno messo un contratto su sua moglie.-

-Oh Dio, Ben! Devo avvertirlo.-

-Sta tranquilla, ho già fatto provvedere io, Doris Urich è al sicuro, fidati.non permetterò mai che capiti qualcosa di male a te od a chi ti è caro, non più.-

            Le sfiora il braccio ingessato e lei si stringe a lui.

            A volte è anche troppo facile, pensa soddisfatto, mentre la sta baciando, il Gufo non sarebbe contento di avermi offerto un’opportunità d’oro.

 

            Torno a casa ad un’ora decente, una volta tanto. Con un po’ di fortuna, la cena non sarà troppo fredda. Doris si lamenta, con molta ragione, purtroppo per me, che non sto a casa abbastanza. Mi dispiace, ma ho il mio lavoro, non è molto, forse, ma mi permette di pagare i conti e mantenerci la casa e, chissà, con un po’ di economie, potremmo anche lasciare il quartiere e comprarci una casa migliore. L’ultima edizione del libro su Goblin è andata a ruba  e mi fruttato un discreto gruzzolo in diritti d’autore. Il mio lavoro, però, rimane quello del giornalista. Non saprei come vivere, senza andare a caccia di notizie e… Un momento… cos’è questo? La porta di casa è non è chiusa a chiave? Doris non farebbe mai un errore simile, non in questo quartiere e non dopo che quella psicopatica travestita da infermiera quasi la impiccò qualche anno fa.[15] Cerco di dominare l’ansia, mentre apro la porta e chiamo:

-Doris!-

            Nessuna risposta. Avanzo sin nel salotto e rimango di sasso nel vedere un uomo impiccato al lampadario. Per un attimo, rimango impietrito, incapace di credere a quello che vedo, poi mi riscuoto e grido:

-Doris!-

            Mi precipito in camera da letto e lei è lì, sdraiata sul letto. Per un attimo ho paura, poi  sento il suo respiro profondo, vedo il suo petto alzarsi ed abbassarsi ritmicamente. È viva, anche se profondamente addormentata, probabilmente drogata. Ma come? Perché? Cos’è successo qui? Mentre queste domande mi affollano la mente, sento, in lontananza, le sirene della Polizia.in arrivo.

 

            Richard Fisk è appena uscito dalla doccia, quando il telefono suona ancora una volta. Risponde ancora gocciolante d’acqua.

-Molto bene, ottimo lavoro.- commenta –Sono molto soddisfatto di voi.-

                        Riappende e si annoda l’asciugamano attorno alla vita.

-Problemi?-gli chiede Candace Nelson.

Lui sorride amabilmente.

-Niente di particolare, solo una fastidiosa questione di lavoro che si è risolta per il meglio.- risponde.

-Non sono un’ingenua come pensi Richard.- ribatte lei –Si tratta di quella cosa di Ben?-

-Non posso nasconderti nulla, cara. Il mio uomo mi avvisava che è tutto a posto, sia Ben Urich, che sua moglie sono salvi, adesso.-

         Senza contare l’avvertimento a chi di dovere, pensa lui, mente aiuta la ragazza ad infilarsi l’accappatoio.

 

 

5.

 

 

Doris sta bene, le hanno dato, iniettato per endovena, esattamente, una forte dose di sedativo e niente più, forse avrà mal di testa per qualche giorno, ma, considerato quello a cui è scampata, non può, certo, lamentarsi. Gli sbirri l’hanno interrogata per un po’, per cercare di capire cos’era successo, poi, mia cognata è venuta a farle compagnia, mentre io passavo il resto della giornata alla Centrale di Polizia in Centre. Street. Oh, dimenticavo, il cadavere appeso al lampadario è stato staccato e portato all’obitorio. Meglio così, non amo particolarmente questo tipo di decorazioni.

Mi ritrovo circondato dal più altro numero di poliziotti di varie giurisdizioni, che  mi sia mai capitato di vedere tutti insieme. In ordine sparso: il Sergente Brady O’Neil della Squadra della Procura Distrettuale, il Tenente Flint della Squadra Omicidi di Manhattan, il Detective Connor Trevane dell’Ufficio Controllo Crimine Organizzato,  il Capitano George Scanlon del Criminal Investigations Bureau della Polizia di Stato, l’Agente Speciale Phil Corrigan del F.B.I. ed un altro paio di tizi che non conosco.

-Quale onore.- dissi. -È davvero vedervi tutti all’opera per un comune omicidio.-

-Fai meno il buffone Urich.- mi apostrofa Scanlon. Io e lui non ci siamo mai trovati troppo simpatici.

-Calma, signori.- interviene Corrigan –Se permettete, parlerò io per tutti. Abbiamo ricostruito quanto è avvenuto a casa tua, Urich. A quanto pare, quel tizio che hai trovato appeso in casa tua era venuto per uccidere tua moglie, ma, prima che potesse agire, qualcuno l’ha sorpreso e l’ha fatto secco, poi ha messo tua moglie a dormire ed ha completato il lavoro appendendolo al lampadario.-

-Ok, questo lo sapevo.- replico –Ero con Doris quando i poliziotti del Distretto l’interrogavano. Quel che mi chiedo è: perché? Posso capire un killer, ma un killer del killer? E la messinscena dell’impiccagione?-

-Pensiamo fosse un avvertimento.- interviene il Sergente O’Neil –Qualcuno non gradiva che fosse fatto del male a tua moglie o a te e l’ha fatto sapere a chiare lettere.-

-Incidentalmente..- continua Trevane -… pensiamo che anche l’omicidio di tua moglie avrebbe dovuto essere  un avvertimento per te.-

-Si, questo l’avevo sospettato.- commento –Ma il mistero rimane: se posso capire il perché dell’attentato a Doris, chi può volermi proteggere in questo modo brutale? E Perché?-

-A questo proposito…- interviene, ancora, O’Neil -… c’è un altro indizio…-

-Un momento…- interviene il capitano Scanlon -…non vorrete rivelare a questo scribacchino…-

            Corrigan alza una mano e dice:

-Urich può esserci utile e sono certo che collaborerà con noi, adesso. Per fartela breve, Ben, nella tasca della giacca del morto abbiamo trovato una cosa. A giudicare da com’era messa, pensiamo che ce l’abbia infilata il suo assassino, come una firma: una rosa rossa.-

            Spalanco la bocca, questo vuol forse dire che…

-So cosa stai pensando Urich…- interviene O’Neil -… ma non è una prova. Noi pensiamo che la Rosa originale fosse Richard Fisk, ma non ci sono altro che voci sul suo conto. Ufficialmente il ragazzo è più pulito di un giglio e poi… altri hanno assunto quell’identità in seguito. Una rosa non significa nulla.-

            Lo so bene, ma sono le implicazioni del suo intervento che mi inquietano. Che motivi può avere Richard Fisk, se è lui, di proteggermi? A meno che…

-Ho capito cosa volete da me.- dico improvvisamente –Federali, Polizia di Stato, Procura, Crimine organizzato e chissà chi altro… Avete scoperto anche voi i legami Jessup-Cyberoptics.-

-I tuoi appunti possono esserci utili.- mi dice Corrigan –Puoi aiutarci a scoprire il più vasto giro di corruzione di pubblici funzionari da quanto il Boss Murphy era a capo di Tammany Hall.-[16]

-Molto allettante.- rispondo –Ma che ci guadagno?-

-Oltre all’arresto di chi ti vuole morto? Un’esclusiva su tutta l’operazione, la seguirai con noi passo per passo.-

            Davvero molto allettante, Jameson e Robbie sarebbero d’accordo, ci scommetto, roba da far schiattare d’invidia il Globe e l’Express.

-Ci sto.- rispondo –Ma voglio un patto scritto, potete garantirmelo?-

-Non ci sono problemi per me. Nelson o Malper approveranno senz’altro.- dice Corrigan.

-Ed io posso parlare a nome del Vice Procuratore Distrettuale Hao.- aggiunge O’Neil.

-Dovrò chiedere ad Albany, l’Ok del Procuratore Generale.- dice, invece, Scanlon.

-Molto bene, signori.- aggiungo io –quando avrete raggiunto una decisione fatemelo sapere, ora io vado a casa da mia moglie, se mi volete, sapete come fare.-

            Siamo giunti ad una svolta, pare.

 

         Lapide sostiene il mio sguardo con incrollabile imperturbabilità, mentre io urlo:

-Ucciso? Che vuol dire ucciso? Chi ha osato?-

-Non lo seppiamo Gufo.- mi risponde –A quanto sembra, qualcuno ha sorpreso il nostro uomo in casa di Urich e l’ah ucciso in modo rapido ed efficiente. Non sappiamo come facesse a sapere che era lì e perché…-

-Ma lo sapeva, questo è certo. Ha osato sfidarmi e questo è altrettanto chiaro ed io non tollero le sfide, assolutamente.-

         In quel momento bussano e, dopo il mio invito, un uomo entra con un busta.

-Per voi capo. Mittente sconosciuto, ma c’è scritto: “Riservato”.-

-Interessante.- dico -.Non arriva molta posta al “Nido del Gufo”-

-Attento.- dice Lapide –Potrebbe essere una bomba.-

-Assurdo.- ribatto con sicurezza –Vediamo chi la manda e perché.-

         Apro la busta ed all’interno c’è solo una rosa rossa.

-Che diavolo vuol dire?- Si lascia scappare il mio sgherro.

-Semplicemente una dichiarazione di guerra.- rispondo –Ed io la raccoglierò. Lapide, allerta gli uomini e chiama quel Bullet, ho un incarico fatto apposta per lui: voglio la testa di Richard Fisk e la voglio su un piatto d’argento!-

         Nessuno scherza impunemente col Gufo.

 

 

FINE DELLA SECONDA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Quest’Ultimate Edition raccoglie due episodi abbastanza anomali di Devil: il primo è ambientato nel suo lontano passato. Ho cercato di scriverlo rifacendomi al tono ed allo stile dell’epoca, se ci sono riuscito, sta a voi deciderlo; il secondo è, invece, tutto incentrato sulle reazioni dei vari membri del cast alla scomparsa di Devil ed allo sviluppo della sottotrama Cyberoptics, ormai lanciata verso il finale e Devil non vi compare nemmeno in una riga.

Se vi aspettavate risposte alle domande sollevate dal finale dell’ultimo episodio, mi spiace, ma dovrete aspettare ancora un po’.

            Ed ora, un po’ di annotazioni:

1)    L’episodio #26 è ambientato tra Daredevil Vol 1° #4, in cui Devil affrontava, per la prima volta, Killgrave, l’Uomo Porpora ed il #5 in cui si scontrava col Matador. Per la cronaca, nei #5 e 6, Devil sfoggiava una versione riveduta del suo primo costume, ho cercato di dare una sommaria spiegazione del cambiamento intermedio, prima dell’adozione del famoso costume rosso. Se tale spiegazione non vi soddisfa, mi spiace, ma ci ho, almeno, provato.  

2)    La voglia di narrare questa storia, nasce da un’incongruenza:   nelle prime apparizioni del Gufo. Alla fine di DD #3, il Gufo riusciva a fuggire, ma alla sua riapparizione in DD #20, voleva vendetta sul giudice che l’aveva condannato. Non esistendo negli U.S.A. il processo in contumacia, quando il Gufo era stato catturato? Eccovi la risposta.

3)    Ho inserito, come mia abitudine, alcune citazioni di cross continuity dell’epoca, spero le abbiate gradite.

4)    Non insulterò la vostra intelligenza chiedendovi chi è l’uomo biondo di nome Benjamin che fa colazione con una bella donna in un attico, vi dico solo che, pur avendo inventato il nome di Selena Wilcox, non ho inventato la donna in questione, apparsa in vecchie storie di Devil, a voi ricordare chi è.

5)    Per coloro che avessero le idee confuse sulle giurisdizioni delle varie Polizie citate, ricordo che: l’F.B.I. indaga sui crimini federali che non siano di competenza di altre forze; il C.I.B. della Polizia di Stato di New York indaga sui crimini dei funzionari di stato, corruzione e Crimine Organizzato e su ogni altro crimine statale che vada oltre le singole giurisdizioni o per cui sia richiesta la sua consulenza; Il Dipartimento di Polizia di New York ha varie suddivisioni tra cui: la Squadra Omicidi che fa consulenza e supervisione sulle indagini relative ad omicidi e l'Ufficio Crimine Organizzato; la Squadra Detectives del Procuratore Distrettuale è distaccata presso quest’ultimo ed opera alle sue dirette dipendenze;

6)    Richard Fisk, Candace Nelson ed una donna misteriosa che sta ad Isla Suerte. Un triangolo che raggiungerà le sue conseguenze esplosive nei prossimi episodi. Un avvertimento: la donna misteriosa, non è poi così misteriosa, visto che è già apparsa in questa serie, qualche tempo fa e di indizi sulla sua vera identità ce ne sono anche troppi. Non dite che non vi avevo avvertito.

Nei prossimi episodi: non c’è legge a Broken Cross, New Jersey, se non quella della violenza e della sopraffazione, almeno sino a che non vi arriva uno straniero senza passato e dalle abilità speciali. Vi sembra di aver già letto o visto qualcosa di simile? Può darsi, in ogni caso, spero che sarete soddisfatti del risultato. E non dimentichiamo Ben Urich, il Gufo, l’affare Cyberoptics e... ah si… il ritorno di Devil… beh… più o meno… insomma.

 

 

Carlo



[1] Come visto nello scorso episodio.

[2] In Amazing Spider Man  Vol 1° #17 (Uomo Ragno, Corno, #13)

[3] Rispettivamente in Daredevil Vol 1° #2, 3 e 4 (Devil, Corno, #2, 3 e 4 oppure Devil Classic, Star, #1 e 2) Se non li avete letti, non sapete quel che vi siete persi.

[4] In Amazing Spider Man  Vol 1° #16 (Uomo Ragno, Corno, #13)

[5] Daredevil Vol 1° #2 (Devil, Corno, #2, oppure Devil Classic, Star, #1)

[6] L’Uomo Ragno per i due o tre che non lo sapessero ancora

[7] In Amazing Spider Man  Vol 1° #18 (Uomo Ragno, Corno, #15)

[8] Tales To Astonish  #60 (Uomo Ragno, Corno, #44)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

[9] Fantastic Four  Vol 1* #31 (Fantastici Quattro,Corno, #25)

[10] Avengers Vol 1° #8 (Thor, Corno, #16)

[11] Vedi l’episodio #21

[12] Nell’episodio #25

[13] Episodi #16/19

[14] Ancora episodio #25

[15] Daredevil Vol 1° #231 (Fantastici Quattro, Star. #41)

[16] Tammany Hall era la sede del Partito Democratico della città di New York, simbolo stesso della corruzione politica  e Charles Francis Murphy, noto semplicemente come Boss Murphy  ne fu il capo sino agli anni trenta, controllando le candidature politiche e distribuendo favori e bustarelle in tutta la città e lo Stato di New York